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Saul di VittorioAlfieri

AL NOBIL UOMO IL SIGNOR ABATE TOMMASO VALPERGA DI CALUSO Da che lamorte mi ha privato dell'incomparabile Francesco Gori a voi ben notononmi rimane altro amico del cuoreche voi. Quindi non mi parrebbe avereper quanto il 'l possaperfettamente compita questa mia tragediadi cuiforse a torto io singolarmente mi vo compiacendose elle in fronte nonportasse l'amatissimo vostro nome. La dedico dunque a voi; e tanto piùvolentieri e di cuoreche voidotto in molte altre scienzeda tuttisiete conosciuto dottissimo nelle sacre cartedelle qualiper laprofonda vostra intelligenza della lingua ebraicabevete al fonte. IlSaulle perciòpiù che ogni altra mia tragediasi aspetta a voi. Che dibuon grado siate per accettarlomercè l'amicizia nostranon dubito: chedegno di voi lo stimiateardentemente desidero.Trento27 ottobre 1784 Vittorio Alfieri

 

PERSONAGGI

SAUL GIONATA MICOL DAVID

 

ABNER ACHIMELECH Soldati Israeliti Soldati Filistei


Scenail campo degli Israelitiin Gelboè.

ATTO I
Scena prima

DAVID

Qui freno al corsoa cui tua man mi ha spintoonnipossente Iddiotuvuoi ch'io ponga? Io qui starò. -Di Gelboè son questi i montior campoad Israèlche a fronte sta dell'empia Filiste. Ah! potessi oggi morteaver qui dall' inimico brando! Mada Saùl deggio aspettarla. Ahi crudosconoscente Saùl! che il campion tuo vai perseguendo per caverne e balzesenza mai dargli tregua. E David pure era già un dì il tuo scudo; in meriposto ogni fidanza avevi; ad onor sommo tu m'innalzavi; alla tua figliascelto io da te sposo . . . Maben cento e cento nemiche testepermaligna dotetu mi chiedevi: e doppia messe appunto io ten recava . . .Ma Saùlben veggionon è in se stessoor da gran tempo: in predaIddio lo lascia a un empio spirto: oh cielo! miseri noi! che siamseIddio ci lascia?- Nottesutostoall'almo sole il campo cedi; ch' eisorger testimon debb' oggi di generosa impresa. Andrai famoso tuGelboèfra le più tarde etadiche diran: David qui se stesso dava al fierSaulle.-EsciIsraèldai queti tuoi padiglioni; escineo re: v'invitooggi a veders'io di campal giornata so l' arti ancora. EsciFilisteiniqua; escie vedraise ancor mio brando uccida.

ATTO I
Scena seconda
GIONATADAVID

GIONATA

Oh! qual voce mi suona? odo una vocecui del mio cor nota è la via.

DAVID

Chi viene? Dehraggiornasse! Io non vorria mostrarmiqual fuggitivo

GIONATA

Olà. Chi sei? che fai dintorno al regio padiglion? favella.

DAVID

Gionata parmi . . . Ardir.-Figlio di guerraviva Israèlson io. Meben conosce il Filisteo.

GIONATA

Che ascolto? Ah! David solo così risponder può.

DAVID

Gionata . . .

GIONATA

Oh cielo! David. . . fratello . . .

DAVID

Oh gioia! . . . A te . . .

GIONATA

Fia vero? tu in Gelboè? Del padre mio non temi? Io per te tremo; oimè!

DAVID

Che vuoi? La morte in battagliada pressomille volte vidieaffrontai: davanti all'ira ingiusta del tuo padre gran tempo fuggiiposcia: ma il temer solo è morte vera al prode. Orpiù non temo iono:sta in gran periglio col suo popolo il re: fia David quegliche insecurtade stia frattanto in selve? Ch'io prenda cura del mio vivermentresopra voi sta degli infedeli il brando? A morir vengo; ma fra l'armiincampoper la patriada forte; e per l'ingrato stesso Saùlche la miamorte or grida.

GIONATA

Oh di David virtù! D'Iddio lo eletto tu certo sei. Dioche t'inspiraal core sì sovrumani sensial venir scorta dietti un angiol delcielo.-Eppurdeh! come or presentarti al re? Fra le nemiche squadre ei ticredeo il finge; ei ti dà taccia di traditor ribelle.

DAVID

Ah! ch' ei pur troppoa ricovrar de' suoi nemici in seno ei misforzava. Mase impugnan essi contro lui l'armiecco per lui le impugnofinché sian vinti. Il guiderdon mio prisco men renda ei poscia; odionovelloe morte.

GIONATA

Misero padre! ha chi l'inganna. Il vile perfid' Abnergli stamentitoamicointorno sempre. Il rio demonche fero gl'invasa il corbrevi ditregua istanti lascia a Saùlle almen; ma d'Abner l'arte nol lascia mai.Solo ei l'udito ei solo l'amato egli è: lusingator malignoogni virtùche la sua poca eccede ei glie la pinge e mal sicurae incerta. Invan tuasposa ed iocol padre

DAVID

Oh sposa! Oh dolce nome! ov'è Micol mia fida? M'ama ella ancormalgrado il padre crudo?

GIONATA

Oh! s'ella t'ama? . . . È in campo anch'essa . . .

DAVID

Oh cielo! vedrolla? oh gioia! Orcome in campo?

GIONATA

Il padre ne avea pietade; al suo dolor lasciarla sola ei non volleentro la reggia: e anch'ella va pur porgendo a lui qualche sollievobenché ognor mesta. Ah! la magion del pianto ella è la nostrada che tusei lungi.

DAVID

Oh sposa amata! A me il tuo dolce aspetto torrà il pensier d'ognipassata angoscia; torrà il pensier d'ogni futuro danno.

GIONATA

Ahse vista l'avessi! . . . Ebbeti appena ella perdutoogni ornamentoincrebbe al suo dolor: sul rabbuffato crine cenere stassi; e su la smuntaguancia pianto e pallore; immensa doglia mutanel cor tremante. Il dìben mille voltesi atterra al padree fra i singhiozzidice:"Rendimi David mio; tu già mel desti". Quindi i panni sisquarcia; e in pianto bagna la man del padreche anch'egli ne piange. Echi non piange?-Abnersol egli; e imperache tramortita come ell'è sistrappi dai piè del padre.

DAVID

Oh vista! Oh! che mi narri?

GIONATA

Deh! fosse pur non vero! . . . Al tuo sparirepace sparìgloriaebaldanza in armi: sepolti sono d' Israello i cori il Filisteoche giàfanciullo apparve sotto i vessilli tuoifatto è gigante agli occhi lorda che non t'han più duce: e minacce soffriamoe insultie schernichiusi nel valloimmemori di noi. Qual maraviglia? ad Israello a un tempomanca il suo brandoed il suo sennoDavid. Ioche già dietro ai tuoiguerrieri passi non senza gloria iva nel campoor fiacca sento al ferirla destra. Orche in periglioa dura vitae da me lungi io veggo teDavid miosì spesso; orpiù non parmi quasi pugnar pel mio signorpelpadreper la sposa pe' figli: a me tu caropiù assai che regnoepadree sposae figli

DAVID

M'amie più che nol merto: ami te Dio così.

GIONATA

Dio giustoe premiator non tardo di virtù vera; egli è con te. Tufosti da Samuèl morente in Rama accolto; il sacro labro del sovranprofetaper cui fu re mio padreassai gran cose colà di te vaticinava:il tuo viver m'è sacroal par che caro. Ah! soli per te di corte i reiperigli io temo; non quei del campo: madintorno a queste regali tende iltradimento alberga con morte: e morteAbner la dà; la invia spessoSaulle. Ah! David miot'ascondi; fintanto almen che di guerriera trombaeccheggi il monte. Oggia battaglia stimo venir fia forza.

DAVID

Opra di prode vuolsiquasi insidiacelar? Saùl vedrammi pria delnemico. Ioda confonder reco da ravveder qual più indurato petto maifosseio reco: e affrontar pria vo' l'ira del repoi quella dei nemicibrandi.- Reche dirais'ioqual tuo servopiego a te la fronte? io ditua figlia sposoche di non mai commessi falli or chieggo a te perdono:io difensor tuo priscoch'or nelle fauci di mortal periglio compagnoscudovittimaa te m'offro.- Il sacro vecchio moribondo in Ramaveroèmi accolse; e parlommiqual padre: e spirò fra mie braccia. Egligià un tempo Saulle amavaqual suo proprio figlio: maqual ne aveamercede?-Il veglio sacromorendoal re fede m'ingiunse e amorenon menche cieca obbedienza a Dio. Suoi detti estremientro il mio cor scolpitifino alla tomba in salde note io porto. "Ahi misero Saùl! se in tenon torni sovra il tuo capo altissima ira pende" Ciò Samüel diceami.-Tesalvo almen vorreiGionata miote salvo dallo sdegno celeste: e ilsaraispero: e il sarem tutti; e in un Saùlche ancora puòravvedersi.-Ah! guaise Iddio dall'etra il suo rovente folgore sprigiona!Spessotu il sainell'alta ira tremenda ravvolto egli ha coll'innocenteil reo. Impetuosoirresistibil turbosterpatrabalza al suolstritolaannulla del par la mala infetta piantae i fioried i pomie le foglie.

GIONATA

-Assai può David presso Dioper Saùl. Te ne' miei sogni ho visto iospessoe in tal sublime aspettoch'io mi ti prostro a' piedi.-Altro nondico; né più dei dirmi. Infin ch'io vivoio giuro che a ferir te nonscenderà mai brando di Saùlmai. Madalle insidie vili Oh ciel! . . .come poss'io? . . . Quifra le mensefra le deliziee l'armonia delcantosi bee talor nell'oro infido morte. Deh! chi ten guarda?

DAVID

D' Israèle il Diose scampar deggio; e non intera un' ostesesoggiacer.-Ma dimmi: orpria del padreveder poss' io la sposa? Entrarnon debbo làfin che albeggi

GIONATA

E fra le piume aspetta fors'ella il giorno? A pianger di te meco vieneella sempre innanzi l'alba; e preghi porgiam qui insieme a Dioper l'egropadre.- Ecco; non lungi un non so che biancheggia: forsech'ella è:scostati alquanto; e l'odi: mase altri fosseor non mostrartiprego.

DAVID

Così farò.

ATTO I
Scena terza
MICOLGIONATA

MICOL

Notte abborritaeternamai non sparisci? . . . Maper me di gioiarisorge forse apportatore il sole? Ahi lassa me! che in tenebre incessantivivo pur sempre!-Oh! fratel miopiù ratto di me sorgesti? eppur piùtravagliatocertofu il fianco mioche mai non posa. Come posar poss'io fra molli coltrimentre il mio ben sovra la ignuda terrafuggitivosbanditoinfra covili di crude fereinsidïato giace? Ahi d'ogni ferapiù inumano padre! Saùl spietato! alla tua figlia togli lo sposoe nonla vita?-Odifratello; qui non rimango io più: se meco vienibell'oprafai; mase non vieniandronne a rintracciarlo io sola: io David voglioincontrareo la morte.

GIONATA

Indugia ancora; e il pianto acqueta: il nostro David forse in Gelboèverrà

MICOL

Che parli? in locodov'è SaùlDavid venirne?

GIONATA

In loco dov'è Gionata e Micol tratto a forza dal suo ben nato cor fiaDavid sempre. Nol credi tuche in lui più assai l'amore che il timorpossa? E maraviglia avrestis'ei qui venirne ardisse?

MICOL

Oh ciel! Per esso io tremerei . . . Ma pureil sol vederlo fariami. ..

GIONATA

E s'ei nulla or temesse? . . . E s'anco l' ardir suo strano ei diragion vestisse?- Men terribil Saùl nell'aspra sorte che nella destrasbaldanzito or stassi in diffidenza di sue forze; il sai: orche di Davidl' invincibil braccio la via non gli apre infra le ostili squadre Saùldiffidamasuperboil tace. Ciascun di noi nel volto suo ben leggechea lui non siede la vittoria in core. Forse in punto ei verrebbe ora il tuosposo.

MICOL

Sìforse è ver: ma lungi egli è; . . . deh! dove? . . . e in qualestato? . . .Oimè! . . .

GIONATA

Più che nol pensiei ti sta presso.

MICOL

Oh cielo! . . . a che lusinghi?

ATTO I
Scena quarta
DAVIDMICOLGIONATA

DAVID

Teco è il tuo sposo.

MICOL

Oh voce! . . . Oh vista! Oh gioia! . . . Parlar . . . non . . .posso.-Oh maraviglia! . . . E fia . . . verch'io t'abbraccio? . . .

DAVID

Oh sposa! . . . Oh dura assenza! . . . Mortes'io debbo oggiincontrartialmeno qui sto tra' miei. Meglio è morirche trarreselvaggia vita in solitudindove a niun sei caroe di nessun ti cale.Brando assetato di Saùlti aspetto; percuotimi: qui almen dalla pietosamoglie fien chiusi gli occhi miei; compostecoperte l' ossa; e di lagrimevere da lei bagnate.

MICOL

Oh David mio! . . . Tu capotermine tu d'ogni mia speme; ah! lieto iltuo venir mi sia! Dioche da gravi perigli tanti sottraeatiinvano oggite qui non riconduce . . . Oh qualequal mi dà forza il sol tuo aspetto!Io tanto per te lontan tremava; or per te quasi non tremo . . . Macheveggo? in qual selvaggio orrido ammanto a me ti mostra avvolto l'albanascente? o prode mio tu ignudo d'ogni tuo fregio vai? te più non coprequellach'io già di propria man tesseaporpora aurata! In tal squallorchi mai potria del re genero dirti? All' armi volgar guerrier sembrienon altro.

DAVID

In campo noi stiamo: imbelle reggia or non è questa: qui rozzo saioed affilato brandoson la pompa migliore. Ogginel sangue de' Filisteiporpora nuova io voglio tinger per me. Tu meco intanto spera nel gran Diod'Israèlche me sottrarre può dall'eccidios'io morir non merto.

GIONATA

Eccoaggiorna del tutto: omai qui troppo da indugiar più non parmi.Ancor che forse opportuno tu giungaassai pur vuolsi ir cautamente.-Ognimattina al padre venirne appunto in quest'ora sogliamo: noi spïeremcomeil governi e prema oggi il suo torbo umore: e a poco a poco preparando l'andremse lieta è l'aura alla tua vista; e in un torremche primo null'uomo a lui malignamente narri la tua tornata. Appartati frattanto; chealcun potria conoscertitradirtied Abner farti anco svenare. Abbassa lavisiera dell'elmo: infra i sorgenti guerrier ti mescie inosservatoaspetta ch'io per te riedao mandi

MICOL

Infra i guerriericome si asconde il mio Davìd? qual occhio fuordell'elmo si slancia a par del suo? Brandochi 'l porta al suo simìl?chi suona così nell' armi? Ah! nomeglio ti ascondi dolce mio amorfinche al tuo fianco io torni. Misera me! ti trovo appenae deggio lasciartigià? ma per brev'ora; e quindi nomai piùmainon lascerotti. Or purevo' pria vederti in securtà. Deh! mira; di questa selva opaca là nelfondoa destravedi una capace grotta? Divisa io spesso là dal mondointero te sospirote chiamodi te penso; e di lagrime amare i duri sassiaspergo: ivi ti celainfin che il temposia di mostrarti.

DAVID

Io compiacer ti voglio in tuttoo sposa. Appien securi andate: èsenno in me; non opro a caso; io v'amo; a voi mi serbo: e solo in Dioconfido.

 

ATTO II Scena prima SAULABNER

  

SAUL

Bell'alba è questa. In sanguinoso ammanto oggi non sorge il sole; undì felice prometter parmi. -Oh miei trascorsi tempi! Deh! dove sete orvoi? Mai non si alzava Saùl nel campo da' tappeti suoiche vincitor lasera ricorcarsi certo non fosse.

 

ABNER

Ed orperché diffidio re? Tu forse non fiaccasti or dianzi lafilistea baldanza? A questa pugna quanto più tardi viensiAbner teldicetanto ne avrai più interae nobil palma.

 

SAUL

Abneroh! quanto in rimirar le umane cosediverso ha giovinezza ilguardodalla canuta età! Quand' io con fermo braccio la salda noderosaantennach'or reggo appenapalleggiava; io pure mal dubitar sapea . . .Manon ho sola perduta omai la giovinezza . . . Ah! meco fosse pur ancola invincibil destra d'Iddio possente! . . . e meco fosse almeno Davidmio prode!

 

ABNER

E chi siam noi? Senz' esso più non si vince or forse? Ah! non più maisnudar vorreis'io ciò credessiil brandoche per trafigger me. Davidch'è primasola cagion d'ogni sventura tua

 

SAUL

Ah! no: deriva ogni sventura mia da più terribil fonte . . . E che?celarmi l' orror vorresti del mio stato? Ah! s'io padre non fossicome ilsonpur troppo! di cari figli. . . or la vittoriae il regnoe lavita vorrei? Precipitoso già mi sarei fra gli inimici ferri scagliato ioda gran tempo: avrei già tronca così la vita orribilech'io vivo.Quanti anni or sonche sul mio labro il riso non fu visto spuntare? Ifigli mieich' amo pur tantole più volte all'ira muovonmi il corsemi accarezzan . . . Feroimpazïentetorbidoadirato sempre; a mestesso incresco ognorae altrui; bramo in pace far guerrain guerrapace: entro ogni nappoascoso tosco io bevo; scorgo un nemicoin ogniamicoi molli tappeti assiriispidi dumi al fianco mi sono; angoscia ilbreve sonno; i sogni terror. Che più? chi 'l crederia? spavento m'è latromba di guerra; alto spavento è la tromba a Saùl. Vedise è fattavedova omai di suo splendor la casa di Saùl; vedise omai Dio sta meco.E tutu stesso(ah! ben lo sai) talora a mequal seicaldo veraceamicoguerriercongiuntoe forte ducee usbergo di mia gloria tusembri; e talorvile uom menzogner di corteinvidoastuto nemicotraditore

 

ABNER

Orche in te stesso appien tu seiSaulleal tuo pensierodehturichiama ogni passata cosa! Ogni tumulto del tuo cor (nol vedi?) dallamagion di que' profeti tantidi Rama egli esce. A te chi ardiva primodirche diviso eri da Dio? l' audacetorbidoaccortoambïziosovecchioSamuèl sacerdote; a cui fean eco le sue ipocrite turbe. A te sulcapo ei lampeggiar vedea con livid' occhio il regal sertoch'ei credeagià suo. Già sul bianco suo crin posato quasi ei sel tenea; quand'eccoalto concorde voler del popol d'Israello al vento spersi ha suoi votieun re guerriero ha scelto. Questosol questoè il tuo delitto. Eiquindi d'appellarti cessò d'Iddio l'elettotosto ch'esser tu ligio a luicessasti. Da pria ciò solo a te sturbava il senno: coll' inspirato suoparlar compieva David poi l'opra. In armi egli era prodenol niego iono; ma servo appieno ei sempre di Samuello; e più all'altarche al campopropenso assai: guerrier di braccio egli erama di corsacerdote. Il verdispoglia d'ogni mentito fregio; il ver conosci. Io del tuo sangue nasco;ogni tuo lustro è d'Abner lustro: ma non può innalzarsi Davidno mais'ei pria Saùl non calca.

 

SAUL

David? . . . Io l'odio . . . Mala propria figlia gli ho pur data inconsorte . . . Ah! tu non sai.- La voce stessala sovrana voce chegiovanetto mi chiamò più nottiquand'ioprivatooscuro e lungi tantostava dal trono e da ogni suo pensiero; orda più nottiquella voceistessa fatta è tremendae mi respingee tuona in suon di tempestosaonda mugghiante: "Esci Saùl; esci Saulle" Il sacro venerabileaspetto del profeta che in sogno io vidi giàpria ch'ei mi avessemanifestato che voleami Dio re d'Israèlquel Samuèlein sognoora intutt'altro aspetto io lo riveggo. Ioda profonda cupa orribil valleluisu raggiante monte assiso miro: sta genuflesso Davide a' suoi piedi: ilsanto veglio sul capo gli spande l'unguento del Signor; con l'altra manoche lunga lunga ben cento gran cubiti fino al mio capo estendesiei mistrappa la corona dal crine; e al crin di David cingerla vuol: mailcrederesti? David pietoso in atto a lui si prostrae niega riceverla; edaccennae piangee gridache a me sul capo ei la riponga . . .-Ohvista! Oh David mio! tu dunque obbediente ancor mi sei? genero ancora? efiglio? e mio suddito fido? e amico? . . . Oh rabbia! Tormi dal capo lacorona mia? Tu che tant' osiiniquo vecchiotrema . . . Chi sei? . . .Chi n'ebbe anco il pensieropera . . .- Ahi lasso me! ch'io giàvaneggio!

 

ABNER

PeraDavid sol pera: e svaniran con essosognisventurevisionterrori.

 

ATTO II Scena seconda GIONATAMICOLSAULABNER

  

GIONATA

 

Col re sia pace.

MICOL

 

E sia col padre Iddio.

SAUL

 

Meco è sempre il dolore.-Io men sorgea oggipria dell'usatoin lietaspeme magià sparìqual del deserto nebbiaogni mia speme.-Omai chegiovao figlioprotrar la pugna? Il paventar la rottapeggio è cheaverla; ed abbiasi una volta. Oggi si pugniio 'l voglio.

GIONATA

 

Oggi si vinca. Spemeo padreripiglia: in te non scese speranza maicon più ragione. Il volto deh! rasserena: io la vittoria ho in core. Dinemici cadaveri coperto fia questo campo; ai predatori alati noi lasceremoorribil esca

MICOL

 

A stanza più quetao padreentro tua reggiain brevenoitorneremo. Infra tue palme assisolieto tu allortua desolata figliatornare a vita anco vorrailo sposo rendendole

SAUL

 

Ma che? tu mai dal pianto non cessi? Or questi i dolci oggetti sono cherinverdir denno a Saùl la stanca mente appassita? Al mio dolor sollievosei tu così? Figlia del piantovanne; esci; lasciamiscostati.

MICOL

 

Me lassa! Tu non vorrestio padrech'io piangessi? Padree chil'alma in lagrime sepolta mi tiene orse non tu?

GIONATA

 

Deh! taci; al padre increscer vuoi?-Saùlletizia accogli: aura diguerrae di vittoriain campo sta: con quest'alba uno spirto guerrieroche per tutto Israèl de' spandersi oggidal ciel discese. Anco in tuocorben tostoverrà certezza di vittoria.

SAUL

 

Orforse me tu vorresti di tua stolta gioia a parte? me?-Che vincere?che spirto? Piangete tutti. Oggila quercia antica dove spandea già ramialteri all'aurainnalzerà sue squallide radici. Tutto è piantoetempestae sanguee morte: i vestimenti squarcinsi; le chiome di cenervil si aspergano. Sìquesto giornoè finale; a noi l'estremoèquesto.

ABNER

 

Già più volte vel dissi: in lui l'aspetto vostro importuno ognor suefere angosce raddoppia.

MICOL

 

E che? lascierem noi l'amato genitor nostro?

GIONATA

 

Al fianco suotu solo starti pretendi? e che in tua man?

SAUL

 

Che fia? Sdegno sta su la faccia de' miei figli? Chichi glioltraggia? Abnertu forse? Questi son sangue mio; nol sai? . . . Taci:rimembra . . .

GIONATA

 

Ah! sì; noi siam tuo sangue; e per te tutto il nostro sangue a darsiam presti

MICOL

 

O padreascolto io forse i miei privati affettiquand'io lo sposo ate richieggo? Il prode tuo difensored'Israèl la forzal'alto terrorde' Filistei ti chieggo. Nell' ore tue fantastiche di noia ne' tuoifunesti pensieri di morte David fors' ei non ti porgea sollievo colceleste suo canto? or di': non era eiquasi raggio alle tenèbre tue?

GIONATA

 

Ed io; tu il saise un brando al fianco io cinga; ma; ov' è il miobrandose i sonanti passi del guerrier dei guerrier norma non danno aipassi miei? Si parleria di pugna se David qui? vinta saria la guerra.

SAUL

 

Oh scorsa etade! . . . Oh di vittoria lieti miei glorïosi giorni! . .. Eccoschierati mi si appresentan gli alti miei trionfi. Dal campo ioriedod'onorata polve cosperso tuttoe di sudor sanguigno: infral'estinto orgoglioeccoio passeggio; e al Signor laudi . . . Al Signorio? . . . Che parlo? . . .- Ferro ha gli orecchi alla mia voce Iddio; mutoè il mio labro . . . Ov'è mia gloria? dovedov'è de' miei nemiciestinti il sangue?

GIONATA

 

Tutto avresti in Davìd

MICOL

 

Manon è teco quel Davidno: dal tuo cospetto in bando tu ilcacciavitu spento lo volevi Davidtuo figlio; l' opra tua più bella;docilmodestopiù che lampo ratto nell'obbedirti; ed in amarti caldopiù che i propri tuoi figli. Ah! padrelascia

SAUL

 

Il pianto (oimè!) su gli occhi stammi? al pianto inusitatoor chi misforza? . . . Asciutto lasciate il ciglio mio.

ABNER

 

Meglio sarebbe ritrartio renel padiglione. In breve presta a pugnarla tua schierata possa io mostrerotti. Or vieni; e te convinciche nullaè in David

ATTO II Scena terza DAVIDSAULABNERGIONATAMICOL

  

DAVID

La innocenza tranne.

SAUL

Che veggio?

MICOL

Oh ciel!

GIONATA

Che festi?

ABNER

Audace

GIONATA

Ah! padre

MICOL

Padreei m'è sposo; e tu mel desti.

SAUL

Oh vista!

DAVID

Saùlmio re; tu questo capo chiedi; già da gran tempo il cerchi;eccoio tel reco; troncaloè tuo.

SAUL

Che ascolto? . . . Oh David. . . David! Un Iddio parla in te: qui mit'adduce oggi un Iddio . . .

DAVID

Sìre; queich'è sol Dio; queiche già in Ela me timido ancorainesperto garzon spingeva a fronte di quel suberbo gigantesco orgoglio delfier Goliatte tutto aspro di ferro: quel Dioche poi su l'armi tuetremende a vittoria vittoria accumulava: e chein sue mire imperscrutabilsempredell'oscuro mio braccio a lucid' opre valer si volle: or sìquelDio mi adduce a tecon la vittoria. Orqual più vuoiguerrierooducese son io da tanto abbimi. A terra pria cada il nemico: sfumino alsoffio aquilonar le nubiche al soglio tuo si ammassano dintorno: menpagherai posciao Saùlcon morte. Né un passo allorané un pensiercostarti il mio morir dovrà. Turedirai: David sia spento: eucciderammi tosto Abner.-Non brando io cingerò né scudo; nella reggiadel mio pieno signore a me disdice ogni armeove non sia pazienzaumiltadeamorpreghiereed innocenza. Io deggiose il vuol Dioperirqual figlio tuonon qual nemico. Anco il figliuol di quel primiero padredel popol nostroin sul gran monte il sangue era presto a donar; né unmottoo un cenno feache non fosse obbedienza: in alto già l'una manpendea per trucidarlomentre ei del padre l'altra man baciava.- Diemmil'esser Saùl; Saùl mel toglie: per lui s' udia il mio nomeei lodisperde: ei mi fea grandeei mi fa nulla.

SAUL

Oh! quale dagli occhi antichi miei caligin folta quel dir mi squarcia!Oh qual nel cor mi suona!- Davidtu prode parlie prode fosti; madisuperbia ciecoosasti poscia me dispregiar; sovra di me innalzarti; furarmie laudie ti vestir mia luce. E s'anco io re non t'erain guerriernuovospregio conviensi di guerrier canuto? Tumagnanimo in tuttoinciò non l'eri. Di te cantavan d'Israèl le figlie: "Daviddeilforteche i suoi mille abbatte; Saùlsuoi cento". Ah! mioffendestio David nel più vivo del cor. Che non dicevi? "Saùlne' suoi verdi annialtro che i millele migliaia abbatteva: egli è ilguerriero; ei mi creo".

DAVID

Ben io 'l dicea; ma questiche del tuo orecchio già tenea le chiavidicea più forte: "Egli è possente troppo David: di tutti in boccain cor di molti; se non l'uccidi tuSaùlchi 'l frena?"- Con minorartee verità più assai Abneral re che non dicevi? "Ah Davidtroppo è miglior di me; quindi io lo abborro; quindi lo invidioe temo;e spento io 'l voglio".

ABNER

Fellone; e il dìche di soppiatto andavi co' tuoi profeti a susurrarconsigli; quando al tuo re segreti lacci infami tendevi; e quando a'Filistei nel grembo ti ricovravi; e fra nemici impuri profani dì traendoascose a un tempo pratiche ognor fra noi serbavi: or questoil dissi ioforse? o il festi tu? Da primachi più di me del signor nostro in coreti pose? A farti generochi 'l mosse? Abner fu solo

MICOL

Io fui: Davide in sposoio dal padre l'ottenni; io il volli; iopresadi sue virtudi. Egli il sospir mio primoil mio pensier nascoso; ei lamia speme era; ei solla mia vita. In basso stato anco travoltoinpovertà ridottosempre al mio cor giovato avria più Davidch' ognialto recui l'oriente adori.

SAUL

Ma tuDavidnegarcombatter puoi d'Abner le accuse? Ordi': nonricovrasti tra' Filistei? nel popol mio d'iniqua ribellione i semi nonspandesti? La vita stessa del tuo redel tuo secondo padreinsidiataforse non l'hai più volte?

DAVID

Ecco; or per me risponda questogià lembo del regal tuo manto.Conoscil tu? Prendi; il raffronta.

SAUL

Dammi. Che veggio? è mio; nol niego . . . Onde l'hai tolto? . . .

DAVID

Di dosso a te dal manto tuocon questo mio brandoio stessoio lospiccai.-Sovvienti d' Engadda? Làdove tu me proscritto barbaramenteperseguivi a morte; làtrafugato senza alcun compagno nella cavernachedal fonte ha nomeio m'era: ivitu soloogni tuo prode lasciato inguardia alla scoscesa portasu molli coltri in placida quïete chiudevial sonno gli occhi . . . Oh ciel! tupieno l'alma di sangue e di rancordormivi? Vedise Iddio possente a scherno prende disegni umani!uccidertia mia postae me salvar poteaper altra uscita: io il potea;quel tuo lembo assai tel prova. Tu retu grandetu superboin mezzo astuol d' armati; eccoti in man del vile giovin proscritto . . . Abnerilprodeov'eradov'era allor? Così tua vita ei guarda? serve al suo recosì? Vediin cui posto hai tua fidanzae in chi rivolto hai l'ira.-Orsei tu pago? Or l'evidente segno non haiSaùldel cordellainnocenzae della fede mia? non l'evidente segno del poco amordellamaligna invida rabbiae della guardia infida di questo Abner?

SAUL

Mio figliohai vinto; hai vinto. Abnertu mira; ed ammutisci.

MICOL

Oh gioia!

DAVID

Oh padre!

GIONATA

Oh dì felice!

MICOL

Oh sposo!

SAUL

Il giornosìdi letiziae di vittoriaè questo. Te duce io vogliooggi alla pugna: il soffra Abner; ch'io 'l vo'. Gara fra voi non altrache in più nemici esterminareinsorga. Gionataal fianco al tuo frateld'amore combatterai: mallevador mi è David della tua vita; e della sua tuil sei.

GIONATA

Duce Davìdmallevadore è Iddio.

MICOL

Dio mi ti rende; ei salveratti . . .

SAUL

Orbasta. Nel padiglionpria della pugnao figliovieni un tal pocoa ristorarti. Il lungo duol dell'assenza la tua sposa amata rattempreratti:intanto di sua mano ella ti mescae ti ministri a mensa. Deh! figlia(ilpuoi tu sola) ammenda in parte del genitor gli involontari errori.

ATTO III Scena prima DAVIDABNER

  

ABNER

Eccomi: appena dal convito or sorge il rech'io vengo a' cenni tuoi.

 

DAVID

Parlarti a solo a solo io volli

 

ABNER

Udir vuoi forse della prossima pugna?

 

DAVID

E dirti a un tempoche me non servi; ma ch'entrambi al pari il popolnostroil nostro rel'eccelso Dio d'Israèl serviamo. Altro pensiero innoideh! nonon entri.

 

ABNER

Iopel re nostrodel di cui sangue io nascoin campo il brandosanguinoso rotaigià pria che il fischio ivi si udisse di tua fionda

 

DAVID

Il sangue del re non scorre entro mie vene: a tutti noti sono i mieifatti: io non li vanto: Abner li sa.-Deh! nell' obblio sepolti sian pur date; sol ti rammenta i tuoi: emulo di te stessooggi tu imprendi a superarsolo te stesso.

 

ABNER

Il duce io mi credea finor: David non v'era: tutto ordinar per lavittoria quindi osai: s'io duce esser potessior l'odi.- Incontro a noida borea ad austrogiace per lungoin valledi Filiste il campo. Foltemacchie ha da tergoè d'alti rivi munito in fronte: all' orïente ilchiude non alto un poggiodi lieve pendìo ver essoma di scabro irsutodorso all'opposto salire: un'ampia porta s'apre fra' monti all'occidentedonde per vasto piano infino al mar sonante senza ostacol si varca. Ivise fatto ci vien di trarvi i Filisteifia vinta da noi la guerra. Èd'uopo a ciò da pria finger ritratta. In tripartita schiera piegando noida man manca nel pianogiriamo in fronte il destro loro fianco. Laschiera prima il passo affrettae pare fuggirsene; rimane la secondalenta addietroin scomposte e rade filecerto invito ai nemici. Intantoscelti i più prodi de' nostriil duro poggio soverchiato handall'orientee a tergo riescon sovra il rio nemico. In frontedallespallee dai latieccoloè chiuso; eccone fatto aspro macello intero.

 

DAVID

Saggio e prode tu al pari. All' ordin tuonulla cangiareAbnersidebbe. Io laudo virtude ov' è: sarò guerriernon duce: e alla tua pugnail mio venir null'altro aggiungeràche un brando.

 

ABNER

Il duce è David: di guerra il mastro è David. Chi combattefuorch'eglimai?

 

DAVID

Chi men dovria mostrarsi invidoch' Abnerpoich' ei val cotanto?Ottimoovunque io 'l miriè il tuo disegno. Gionata ed iodi quaverso la tenda di Saùl schiereremci; oltrever l'orsaUs passerà;Sadòccon scelti millesalirà il giogo; e tucoi piùterrai dellabattaglia il corpo.

 

ABNER

A te si aspetta; loco è primiero.

 

DAVID

E te perciò vi pongo.- Ascende il sole ancora: il tutto in puntoterrai tu intantoma non s' odan trombe fin che al giorno quattr'oreavanzin sole. Spira un ponente impetuosoil senti; il sol negli occhiela sospinta polveanco per noi combatteran da sera.

 

ABNER

Ben dici.

 

DAVID

Orva'; comanda: e a te con basse arti di corteche ignorar dovrestipregio non tor di capitancui merti.

 

ATTO TERZO Scena seconda

  

DAVID

 

Astuto è l' ordin della pugnaed alto.- Mail provveder di capitanche giovas'ei de' soldati il cor non ha? Ciò solo ad Abner manca; e ame il concede Iddio. Oggi si vincae al dì novel si lasci un'altra voltail re; ch' esser non puote per me mai pace al fianco suo . . . Che dico?nuova palma or mi fia nuovo delitto.

ATTO TERZO Scena terza MICOLDAVID

  

MICOL

 

Sposonon sai? Da lieta mensa il padre sorgeva appenaAbner ver luisi trassee un istante parlavagli: io m'inoltroegli esce; il re giàquel di pria non trovo.

DAVID

 

Ma purche disse? in che ti parve?

MICOL

 

Egli era dianzi tutto per noi; con noi piangea; ci abbracciava avicenda; e da noi stirpe s' iva augurando di novelli prodiquasi alla suasostegno; ei più che padre pareane ai detti: orpiù che re mi apparve.

DAVID

 

Deh! pria del temponon piangereo sposa: Saulle è il re; farà dinoi sua voglia. Sol ch'ei non perda oggi la pugna; il crudo suo pensiercontro me doman ripigliripiglierò mio stato abbiettoe il duro bandoe la fugae l'affannosa vita. Vera e sola mia morte emmi il lasciarti: eil dovrò pure . . . Ahi vana speme! infauste nozze per te! Giocondo eregio stato altro sposo a te dava; ed io tel tolgo. Misero me! . . . Néd'ampia prolee lietapadre puoi far me tuo consorte errante e fuggitivosempre

MICOL

 

Ah! no; divisi più non saremo: dal tuo sen strapparmi niuno ardirà.Non riedo io nopiù mai a quella vita orribilech'io trassi priva dite: m'abbia il sepolcro innanzi. In quella reggia del dolore io stava solapiangentei lunghi giorni; e l' ombre l'aspetto mi adducean d' orrendelarve. Orsopra il capo tuo pender vedea del crudo padre il ferro; e udiatue voci dolentilagrimoseumilitali da trar del petto ogni piùatroce sdegno; e sì l' acciar pur t' immergeva in core il barbaro Saulle:ortra' segreti avvolgimenti di negra cavernavedeati far di dure selciletto; e ad ogni picciol moto il cor balzarti tremante; e in altraricovrarti; e quindi in altra ancor; né ritrovar mai loconé quïetené amici: egroansiostanco da cruda sete travagliato . . . Oh cielo! .. . Le angoscei dubbiil palpitar mio lungo poss' io ridir?-Mai piùnonon ti lascio; mai più . . .

DAVID

 

Mi strappi il cor: deh! cessa . . . Al sanguee non al piantoquestogiorno è sacro.

MICOL

 

Pur ch' oggi inciampo al tuo pugnar non nasca. Per te non temo io labattagliahai scudo di certa tempraIddio: ma temoch' oggi dal perfid'Abner impeditao guastanon ti sia la vittoria.

DAVID

 

E che? ti parve dubbio il re d' affidarmi oggi l' impresa?

MICOL

 

Ciò non udii; ma forte accigliato erae susurrava non so chein sestesso di sacerdoti traditor; d' ignota gente nel campo; di virtù mentitarotte paroleoscuredolorose tremendea chi di David è consortee diSaulle è figlia.

DAVID

 

Eccolo: si oda.

MICOL

 

Giusto Iddiodeh! soccorri oggi al tuo servo: l' empio confondi; ilgenitor rischiara salva il mio sposo; il popol tuo difendi.

ATTO TERZO Scena quarta SAULGIONATAMICOLDAVID

  

GIONATA

 

Deh! vieniamato padre; a' tuoi pensieri da' tregua un poco: or l'aura aperta e pura ti fia ristoro; vieni: alquanto siedi tra i figli tuoi.

SAUL

 

Che mi si dice?

MICOL

 

Ah! padre! . . .

SAUL

 

Chi sete voi? Chi d' aura aperta e pura qui favellò? . . . Questa? ècaligin densa; tenebre sono; ombra di morte . . . Oh! mira; più mi t'accostail vedi? il sol dintorno cinto ha di sangue ghirlanda funesta Oditu canto di sinistri augelli? Lugùbre un pianto sull' aere si spandecheme percuotee a lagrimar mi sforza Ma che? Voi purvoi pur piangete?

GIONATA

 

O sommo Dio d' Israelloor la tua faccia hai tolta dal re Saùl così?luigià tuo servo lasci or così dell' avversario in mano?

MICOL

 

Padrehai la figlia tua diletta al fianco: se lieto seilieta è purella; e piangese piangi tu . . . Madi che pianger ora? gioia tornò.

SAUL

 

Davidvuoi dire. Ah! . . . David . . . deh! perché non mi abbracciaanch' ei co' figli?

DAVID

 

Oh padre! . . . Addietro or mi tenea temenza di non t' esser molesto.Ah! nel mio core perché legger non puoi? son sempre io teco.

SAUL

 

Tu . . . di Saulle . . . ami la casa dunque?

DAVID

 

S' io l' amo? Oh ciel! degli occhi miei pupilla Gionata egli è; perteperiglio al mondo non conosconé curo: e la mia sposadicase ilpuòch' io nol potreidi quantodi quale amore io l' amo

SAUL

 

Eppurte stesso stimi tu molto

DAVID

 

Iome stimare? In campo non vil soldatoe tuo genero in corte mitengo; e innanzi a Dionulla mi estimo.

SAUL

 

Masempre a me d' Iddio tu parli; eppureben tu il saida grantempohammi partito da Dio l' astuta ira crudel tremenda de' sacerdoti.Ad oltraggiarmiil nomi?

DAVID

 

A dargli gloriaio 'l nomo. Ah! perché credi ch' ei più non sia conte? Con chi nol vuole non sta: maa chi l' invocaa chi riposto tutto hase stesso in luimanca egli mai? Ei sul soglio chiamotti; ei vi ti tiene:sei suose in luima se in lui solti affidi.

SAUL

 

Chi dal ciel parla? . . . Avviluppato in bianca stola è costuiche ilsacro labro or schiude? vediamlo . . .Eh no: tu sei guerrieroe il brandocingi: or t' inoltra; appressati; ch' io veggiase Samuèle o David mifavella.- Qual brando è questo? ei non è già lo stesso ch' io di miaman ti diedi

DAVID

 

È questo il brandocui mi acquistò la povera mia fionda. Brandochein Ela a me pendea tagliente sul capo; agli occhi orribil lampo io 'l vidibalenarmi di mortein man del fero Goliàt gigante: ei lo stringea: mastavvi rappreso purnon già il mio sangueil suo.

SAUL

 

Non fu quel ferrocome sacra cosaappeso in Nobbe al tabernacolsanto? Non fu nell' Efod mistico ravvoltoe così tolto a ogni profanavista? consecrato in eterno al Signor primo?

DAVID

 

Vero è; ma

SAUL

 

Dunqueonde l' hai tu? Chi ardiva dartelo? chi

DAVID

 

Dirotti. Io fuggitivoinerme in Nob giungea: perché fuggissitu ilsai. Piena ogni via di trista genteiosenza ferroa ciascun passostava tra le fauci di morte. Umìl la fronte prosternai là nel tabernacoldove scende d' Iddio lo spirto: iviquest' arme(cui s' uom mortalriadattarsi al fianco poteaquell' uno esser potea ben David) la chiesiio stesso al sacerdote.

SAUL

 

Ed egli?

DAVID

 

Diemmela.

SAUL

 

Ed era?

DAVID

 

Achimelèch.

SAUL

 

Fellone. Vil traditore . . . Ov' è l' altare? . . . oh rabbia! . . .Ahi tutti iniqui! traditori tutti! d' Iddio nemici; a lui ministrivoi?Negr' alme in bianco ammanto . . . Ov' è la scure? . . . Ov' è l' altar?si atterri . . . Ov' è l' offerta? svenarla io voglio . . .

MICOL

 

Ah padre!

GIONATA

 

Oh ciel! che fai? ove corri? che parli? . . . Ordeh! ti placa: nonhavvi altar; non vittima; rispetta nei sacerdoti Iddioche sempre t' ode.

SAUL

 

Chi mi rattien? . . . Chi di seder mi sforza? . . . Chi a me resiste? .. .

GIONATA

 

Padre. . .

DAVID

 

Ah! tu il soccorrialto Iddio d' Israèle: a te si prostrate nescongiura il servo tuo.

SAUL

 

La pace mi è tolta; il soleil regnoi figlil' alma tutto mi ètolto! . . . Ahi Saùl infelice! chi te consola? al brancolar tuo ciecochi è scortao appoggio? . . . I figli tuoison muti; duri soncrudiDel vecchio cadente sol si brama la morte: altro nel core non sta deifigliche il fatal diadema che il canuto tuo capo intorno cinge. Sustrappatelosu: spiccate a un tempo da questo omai putrido tronco il capotremolante del padre . . . Ahi fero stato! meglio è la morte. Io vogliomorte

MICOL

 

Oh padre! noi vogliam tutti la tua vita: a morte ognun di noiper tesottrarneandrebbe

GIONATA

 

-Orpoiché in pianto il suo furor già stemprasideh! la tua vocearicomporlo in calmamuovio fratello. In dolce oblio l' hai ratto giàtante volte con celesti carmi.

MICOL

 

Ah! sì; tu il vediall' alitante petto manca il respiro; il giàferoce sguardo nuota in lagrime: or tempo è di prestargli l' opra tua.

DAVID

 

Deh! per megli parli Iddio.-- "O tuche eternoonnipossenteimmensosiedi sovran d' ogni creata cosa; tuper cui tratto io son dalnullae pensoe la mia mente a te salir pur osa; tuche se il guardoinchiniapresi il denso abissoe via non serba a te nascosa se il capoaccennitrema lo universo; se il braccio innalziogni empio ecco èdisperso: già su le ratte folgoranti piume di Cherubin ben mille un dìscendesti; e del tuo caldo irresistibil nume il condottiero d' Israelloempiesti: di perenne facondia a lui tu fiumetu brandoe sennoe scudoa lui ti festi; deh! di tua fiamma tanta un raggio solo nubi-fendente ormanda a noi dal polo. Tenebre e pianto siamo . . ."

SAUL

 

Odo io la voce di David? Trammi di mortal letargo: folgor mi mostra dimia verde etade.

DAVID

 

"Chi vienchi viench' odo e non veggo? Un nembo negro di polverapido veleggia dal torbid' euro spinto.- Ma già si squarcia; e tuttoacciar lampeggia dai mille e millech' ei si reca in grembo Eccoqualtorrecinto Saùl la testa d' infuocato lembo. Traballa il suolo alcalpestìo tonante d' armi e destrieri: la terrae l' ondae il cielo èrimbombante d' urli guerrieri. Saùl si appressa in sua terribil possa;carrifantidestrier sossopra ei mesce: geloin vederloscorre a ogniuom per l' ossa; lo spavento d' Iddio dagli occhi gli esce. Figli diAmmòndov' è la ria baldanza? dove gli spregie l' insultarche algiusto popol di Dio già feste? Ecco ora il piano ai vostri corpi angusto;eccoa noi messe sanguinosa avanza di vostre tronche teste: ecco ove menain falsi iddii fidanza.- Madonde ascolto altra guerriera tromba mugghiarrepente? È il brando stesso di Saùlche intomba d' Edom la gente. CosìMoàbSoba così sen vannocon l' iniqua Amalèchdisperse in polve:Saùltorrente al rinnovar dell' annotutto inondascomponschiantatravolve".

SAUL

 

Ben questo è grido de' miei tempi antichiche dal sepolcro a gloriaor mi richiama. Vivoin udirlone' miei fervidi anni . . .- Che dico? .. . ahi lasso! a me di guerra il grido si addice omai? . . . L' oziol'obliola pacechiamano il veglio a sé.

DAVID

 

Pace si canti.- "Stancoassetatoin riva del fiumicel natìosiede il campion di Dioall' ombra sempre-viva del sospirato alloro. Suadolce e cara prolenel porgergli ristorodel suo affanno si duolemadel suo rieder gode; e pianger ciascun s' ode teneramentesoavemente sìche il dir non v' arriva. L' una sua figlia slaccia l' elmo folgoreggiante;e la consorte amantesottentrandolo abbraccia: l' altral' augustafronte dal sudor polveroso tergecol puro fonte: qualeun nembo odorosodi fior sovr' esso spande: qualle man venerande di pianto bagna: e qualsi lagnach' altra più ch' ella faccia. Ma ferve in ben altr' opra lostuol del miglior sesso. Finché venga il suo amplessoqui l' un figliosi adopra in rifar mondo e terso lo insanguinato brando: làd' invidiacospersodice il secondo: e quando palleggerò quest' astacui miadestra or non basta? Lo scudo il terzocon giovin scherzoprova come ilricopra. Di gioia lagrima su l' occhio turgido del re si sta: ch' ei disua nobile progenie amabile è l' almae il sa. Oh bella la pace! Ohgrato il soggiornolà dove hai dintorno amor sì verace sì candida fé!Ma il sol già celasi; tace ogni zeffiro; e in sonno placido sopito è ilre".-

SAUL

 

Felice il padre di tal prole! Oh bella pace dell' alma! . . . Entro mievene un latte scorrer mi sento di tutta dolcezza . . .- Mache pretendior tu? Saùl far vile infra i domestich' ozi? Il pro' Saulle di guerra orforse arnese inutil giace?

DAVID

 

"Il re posama i sogni del forte con tremende sembianze gli vannopresentando i fantasmi di morte. Ecco il vinto nemico tiranno di sua mangià trafitto in battaglia; ombra orribilche omai non fa danno. Ecco unlampoche tutti abbarbaglia Quel suo brandoche ad uom non perdonaeogni prode al codardo ragguaglia.- Talnon sempre la selva risuona delLeone al terribil ruggitoch' egli in calma anco i sensi abbandona; néil tacersi dell' antro romito all' armento già rende il coraggio; né ilpastor si sta men sbigottitoch' ei sach' esce a più sangue edoltraggio. Ma il re già già si desta: armiarmiei grida. Guerrieroomai qual resta? Chichi lo sfida? Veggio una striscia di terribil fuococui forza è loco -- dien le ostili squadre. Tutte veggio adre -- disangue infedele l' armi a Israèle. -- Il fero fulmin piombasasso difromba -- assai men ratto fuggedi quel che strugge -- il feritorsovranocol ferro in mano. -- A inarrivabil volofin presso al polo --aquila altera ei stende le reverende -- risuonanti pennecui da Diotenne-- ad annullar quegli empiche in falsi tempi -- han simulacri reifatti lor Dei. -- Già da lontano io 'l seguo; e il Filisteo perseguoeincalzoe atterroe sperdo; e assai ben mostro che due spade ha nelcampo il popol nostro".

SAUL

 

Chichi si vanta? Havvi altra spada in campoche questa miach' iosnudo? Empio èsi uccidaperachi la sprezzò.

MICOL

 

T' arresta: oh cielo!

GIONATA

 

Padre! che fai? . . .

DAVID

 

Misero re!

MICOL

 

Deh! fuggi . . . a gran pena il teniam; deh! fuggio sposo.

ATTO TERZO Scena quinta GIONATASAULMICOL

  

MICOL

O padre amato. . . arrestati . . .

GIONATA

T' arresta. . .

SAUL

Chi mi rattien? chi ardisce? . . . Ov' è il mio brando? Mi si renda ilmio brando . . .

GIONATA

. . .Ah! con noi vienidiletto padre: io non ti lascio ir oltre. Vedinon è co' figli tuoi persona: con noi ritorna alla tua tenda: hai d' uopoor di quïete. Ah! vieni: ogni ira cessi; stai co' tuoi figli . . .

MICOL

E gli avrai sempre al fianco

ATTO QUARTO Scena prima GIONATAMICOL

 

MICOL

Gionatadimmi; al padiglion del padre può tornare il mio sposo?

GIONATA

Ah! no: placato non è con lui Saùl; benché in se stesso sia appientornato: ma profonda è troppo in lui la invidiae fia il sanarla lungo.Torna al tuo sposoe nol lasciare.

MICOL

Ahi lassa! Chi più di me infelice? . . . Io l'ho nascosto sì bench'uommai nol troveria: men riedo ver esso dunque.

GIONATA

Oh cielo! eccosen viene turbato il padre: ei mai non trova stanza.

MICOL

Misera me! . . . Che gli dirò? . . . Sottrarmi voglio . . .

ATTO QUARTO Scena seconda SAULMICOLGIONATA

 

SAUL

Chi fugge al venir mio? Tudonna?

MICOL

Signor. . .

SAUL

Davide ov'è?

MICOL

Nol so . . .

SAUL

Nol sai?

GIONATA

Padre . . .

SAUL

Cercane; va'; qui tosto il traggi.

MICOL

Io rintracciarlo? . . . or. . . dove? . . .

SAUL

Il re parlottie obbedito non l'hai?

ATTO QUARTO Scena terza SAULGIONATA

 

SAUL

Gionatam'ami? . . .

GIONATA

Oh padre! . . . Io t'amo: ma ad un tempo io cara tengo la gloria tua:quindiai non giusti impeti tuoiqual figlio opporsi il puoteio mioppongo talvolta.

SAUL

Al padre il braccio spesso rattieni tu: maquel mio ferroche adaltri in petto immerger non mi lascinel tuo petto il ritorci. Or serbaserba codesto David vivo; in breve ei fia Voce non odi entro il tuo corche grida? "David fia 'l re."-David? fia spento innanzi.

GIONATA

E nel tuo cuorein più terribil voce Dio non ti grida? "Il miodiletto è David; l'uom del Signore egli è". Tal nol palesa ogniatto suo? La fera invida rabbia d'Abnernon fassi al suo cospetto muta?Tu stessoallor che in te rientrial solo apparir suonon vedi i tuoisospetti sparirqual nebbia del pianeta al raggio? E quando in te malignospirto riedecredi tu allorch'io tel rattengail braccio? Dio telrattiene. Il mal brandito ferro gli appunteresti al petto appenae tostoforza ti fora il ritrarlo: cadresti tu stesso in pianto a' piedi suoi; tupadrepentitosì: ch'empionol sei

SAUL

Pur troppo vero tu parli. Inesplicabil cosa questo David per me. Nonpria veduto io l'ebbi in Elache a' miei sguardi ei piacquema al cornon mai. Quando ad amarlo io presso quasi sareiferoce sdegno piomba inmezzoe men divide: il voglio appena spentos'io il veggoei midisarmae colma di maraviglia tantach'io divento al suo cospetto unnulla . . . Ah! questa al certovendetta è questa della man sovrana. Orcomincio a conoscertio tremenda mano . . . Ma che? donde cagione iocerco? . . . Dionon l'offesi io mai: vendetta è questa de' sacerdoti.Egli è stromento David sacerdotaleiniquo: in Rama ei vide Samuèlmoribondo: a lui gli estremi detti parlava l'implacabil veglio. Chi sachi sase il sacro olio celesteond'ei mia fronte unse già priaversato non ha il fellon su la nemica testa? Forse tu il sai . . . Parla .. . Ah! sìil sai: favella.

GIONATA

Padrenol so: mase pur fosseio forse al par di te di ciò tenermioffeso or non dovrei? non ti son figlio io primo? Ove tu giaccia co' tuoipadriil trono non destini tu a me? S'io dunque tacciochi può farnequerela? Assai mi avanza in coraggioin virtudein sennoin tuttoDavid: quant'ei più valtanto io più l'amo. Orse chi dona e toglie iregniil desse a David maiprova maggior qual altra poss'io bramarne? eipiù di me n'è degno: e condottier de' figli suoi lo appella ad alte coseIddio.-Ma intantoio giuroche a te suddito fido egli era sempree lealfiglio. Or l'avvenir concedi a Diocui spetta: ed il tuo cor frattantocontro Diocontro il verdeh! non s'induri. Se in Samuèl non favellavaun Numecomecon semplice attoinfermo un vegliogià del sepolcro amezzooprar potea tanto per David mai? Quel misto ignoto d'odio erispettoche per David senti; quel palpitar della battaglia al nome(timor da te non conosciuto in pria) donde ti vienSaulle? Havvi possanzad'uomche a ciò basti?

SAUL

Oh! che favelli? figlio di Saùl tu?-Nulla a te cal del trono? Mailcrudel dritto di chi 'l tiennol sai? Spenta mia casae da radice sveltafia da coluiche usurperà il mio scettro. I tuoi fratellii figli tuoitu stesso non rimarrà della mia stirpe nullo O ria di regno insazïabilseteche non fai tu? Per aver regnouccide il fratello il fratel; lamadre i figli la consorte il marito; il figlio il padre Seggio è disangueeil trono.

GIONATA

Scudo havvi d'uom contro al celeste brando? Non le minaccei preghiallentar ponno l'ira di Dio terribilche il superbo rompee su l'umillieve lieve passa.

ATTO QUARTO Scena quarta SAULGIONATAABNERACHIMELECHsoldati

 

ABNER

Res'io ti torno innanteanzi che rivi scorran per me dell'inimicosanguealta cagione a ciò mi sforza. Il prode Daviddeil fortein cuivittoria è postanon è chi il trovi. Un'ora manca appena alla prefissapugna: odifrementi d'impaziente ardorei guerrier l'aure empier distrida; e rimbombar la terra al flagellar della ferrata zampa de' focosidestrieri: urlinitrìtisfolgoreggiar d'elmi e di brandie tuoni dametter core in qual più sia codardo; Davidchi 'l vede?-ei non sitrova.-Ormira(soccorso in ver del ciel!) mira chi in campo in sua vecesi sta. Costuiche in molle candido lin sacerdotal si avvolgefurtivo incampoai Beniamìti accantosi appiattava tremante. Eccolo; n'odi l'altacagionche a tal periglio il guida.

ACHIMELEC

Cagion diròs'ira di re nol vieta

SAUL

Ira di re? tu dunqueempiola merti? Machi se' tu? Conoscerti benparmi. Del fantastico altero gregge sei de' veggenti di Rama?

ACHIMELEC

Io vesto l'Efod: iodei Leviti primoad Aròn santonel ministero ache il Signor lo elessedopo lungo ordin d'altri venerandi sacerdotisuccedo. All'arca pressoin Nobbeio sto: l'arca del patto sacrastavaanch'ella altre volte al campo in mezzo: troppo or fiase vi appareancodi furtoil ministro di Dio: straniera merce è il sacerdoteove Saulleimpera: pur non l'ènodove Israèl combatte; se in Dio si vincecomeognor si vinse.- Me non conosci tu? qual maraviglia? e te stessoconosci?-I passi tuoi ritorti hai dal sentierche al Signor mena; ed iolà stonel tabernacoldove stanza ha il gran Dio; là doveè giàgran tempopiù Saùl non si vede. Il nome io porto d'Achimelèch.

SAUL

Un traditor mi suona tal nome: or ti ravviso. In punto giungi al miocospetto. Or di'non sei tu quegliche all'espulso Davidde asilo daviesecurdatee nutrimentoe scampoed armi? E ancorqual arme! il sacrobrando del Filisteoche appeso in voto a Dio stava allo stesso tabernacoldonde tu lo spiccavi con profana destra. E tu il cingevi al perfido nemicodel tuo signordel sol tuo re?-Tu vienifellonein campo a' tradimentior vieni: qual dubbio v'ha?

ACHIMELEC

Certoa tradirti io vengo; poiché vittoria ad implorare io vengoall'armi tue da Dioche a te la niega. Son iosìsonquei che benignamano a un Davidde prestai. Machi è quel David? Della figlia del re nonegli è sposo? Non il più prode infra i campioni suoi? Non il più belloil più umanoil più giusto de' figli d'Israèl? Non egli in guerratuaforzae ardire? entro la reggiain pacenon eicol cantodel tuo corsignore? Di donzelle l'amordel popol gioiadei nemici terror; tale eraqueglich'io scampava. E tu stessoagli onor primidi'nol tornavi ordianzi? e nol sceglievi a guidar la battaglia? a ricondurti vittoria incampo? a disgombrar temenza della rottache in cor ti ha posta Iddio?- Sedanni mete stesso danni a un tempo.

SAUL

Ordonde in voidonde pietade? in voisacerdoti crudeliempiassetati di sangue sempre. A Samuèl parea grave delitto il non aver iospento l'Amalechìta recoll'armi in mano preso in battaglia; un alto reguerriero di generosa indole arditae largo del proprio sangue a pro delpopol suo.- Misero re! tratto a me innanziin duri ceppi ei venia:serbavaancor che vintonobil fierezzache insultar non erané unchieder pur mercé. Reo di coraggio parve egli al fero Samuèl: tre voltecon la sua man sacerdotale il ferro nel petto inerme ei gl'immergea. -Sonquestequeste sonvilile battaglie vostre. Macontra il proprio rechi la superba fronte innalzar si attentain voi sostegno trovae scudoed asilo. Ogni altra curache dell'altarea cor vi sta. Chi setechisete voi? Stirpe malnatae crudache dei perigli nostri all'ombra ride;che in lino imbelle avvoltolatiardite soverchiar noi sotto l'acciarsudanti: noiche fra il sangueil terroree la morteper le sposepe'figlie per voi stessimeniam penosi orridi giorni ognora. Codardiorvoimen che ozïose donnecon verga vilcon studïati carmifrenarvorreste e i brandi nostrie noi?

ACHIMELEC

E tuche sei? re della terra sei: mainnnazi a Diochi re?-Saùlrientra in te; non seiche coronata polve.- Ioper me nulla son; mafulmin sonoturbotempesta io sonse in me Dio scende: quel gran Dioche ti fea; che l'occhio appena ti posa su; dov'è Saùl?-Le parti d'Agàgmal prendi; e nella via d'empiezza mal tu ne segui i passi. A un reperverso gastigo v'hafuor che il nemico brando? E un brando fereche ilSignor nol voglia? Le sue vendette Iddio nel marmo scrive e le commette alFilisteo non menoche ad Israèl.-TremaSaùl: già in altoin negranubesovr'ali di fuoco veggio librarsi il fero angel di morte: giàd'una man disnuda ei la rovente spada ultrice; dell'altrail crin canutoei già ti afferra della iniqua testa: trema Saùl.-Ve' chi a morir tispinge: costui; quest'Abnerdi Satàn fratello; questiche il vecchiocor t'apre a' sospetti; chedi sovran guerriermen che fanciullo ti fa.Tufolleor di tua casa il vero saldo sostegno rimovendo vai. Dov'è lacasa di Saùl? nell'onda fondata ei l'ha; già già crolla; già cade;già in cener torna: è nulla già.-

SAUL

Profeta de' danni mieitu pur de' tuoi nol fosti. Visto non haipriadi venirne in campoche qui morresti: io tel predico; e il faccia Abnerseguire.-Abner mio fidoor vanne; ogni ordin cangia dell'iniquo David;che un tradimento ogni ordin suo nasconde. Doman si pugnial solnascente; il puro astro esser de' mio testimon di guerra. Pensier malignoio 'l veggioera di Davidscegliere il sol cadente a dar nell'oste quasiindicando il cadente mio bracccio: masi vedrà.-Rinvigorir mi sento datue minacce ogni guerrier mio spirto; son io 'l duce domane; intero ilgiornoal gran macello ch'io faròfia poco.- Abnercostui dal miocospetto or tosto traggie si uccida

GIONATA

Oh ciel! padreche fai? Padre. . .

SAUL

Taci.-. "Ei si viene; e il vil suo sangue su' Filistei ricada.

ABNER

E già con esso morte. . .

SAUL

Maè poco a mia vendetta ei solo. Manda in Nob l'ira miachearmentie servimadricasefanciulli uccidaincendadistruggaetutta l'empia stirpe al vento disperda. Omaituoi sacerdoti a dritto dirben potranno: "Evvi un Saùl". Mia destrada voi sì spessoprovocata al sanguenon percoteavi mai: quindi solquindilo schernod'essa.

ACHIMELEC

A me il morir da giusto niun re può torre: onde il morir mi fia dolcenon menche glorïoso. Il vostrogià da gran tempoirrevocabilmenteDio l'ha fermato. Abnere tudi spadaambo vilmente; e non di ostilespadanon in battaglia.-Or vadasi.-D'Iddio parlate all'empio ho l'ultimeparolee sordo ei fu: compiuto egli è il mio incarco: ben ho spesa lavita.

SAUL

Or viasi tragga a morte tosto; a cruda mortee lunga.

ATTO QUARTO Scena quinta SAULGIONATA

 

GIONATA

Ahi sconsigliato re! che fai? t'arresta

SAUL

Taci; tel dico ancor.-Tu se' guerriero?- Tu di me figlio? d'Israèl tuprode?- Va'; torna in Nob; làdi costui riempi il vuoto seggio: infra ilevitichi ozi degno di viver tunon fra' tumulti di guerra; e non fraregie cure

GIONATA

Ho spento anch'io non pochi de' nimici in campoal fianco tuo: ma quelche or spandiè sangue sacerdotalnon Filisteo. Tu resti solo a talempia pugna.

SAUL

E solo io basto a ogni pugnaqual sia. Tuviletardo sii pur domanial battagliare: io solo Saùl sarò. Che Gionata? che David? duce è Saul.

GIONATA

Combatterotti appresso. Deh! morto io possa su gli occhi cadertipriadi veder ciò che sovrasta al tuo sangue infelice!

SAUL

E che sovrasta? morte? Morte in battagliaella è di re la morte.

ATTO QUARTO Scena sesta MICOLSAULGIONATA

 

SAUL

Tusenza David?

MICOL

Ritrovar nol posso

SAUL

Io 'l troverò.

MICOL

Lungi è fors'egli; e sfugge tuo sdegno

SAUL

Ha l'alie il giungeràil mio sdegno. Guaise in battaglia David siappresenta: guaise domanvinta da me la guerratu innanzi a me noltraggi.

MICOL

Oh cielo!

GIONATA

Ah! padre

SAUL

Più non ho figli.-Infra le schiere or corriGionatatosto.-E turicercae trova colui.

MICOL

Deh! . . . teco . . .

SAUL

Invan.

GIONATA

Padrech'io pugni lungi da te?

SAUL

Lungi da me voi tutti. Voi mi tradite a provainfiditutti. Iteneilvoglio: itene al fin; lo impongo.

ATTO QUARTO Scena settima

 

SAUL

Solcon me stessoio sto.-Di me soltanto(misero re!) di me solo ionon tremo.

ATTO QUINTO Scena prima DAVIDMICOL

 

MICOL

Escio mio sposo; vieni: è già ben oltre la notte . . . Odi tucomeromoreggia il campo? all'alba pugnerassi.-Appresso al padiglion del padretutto tace. Mira; anco il cielo il tuo fuggir seconda: la luna cadee gliultimi suoi raggi un negro nuvol cela. Andiamo: or niuno su noi quivegliaandiam; per questa china scendiamo il montee ci accompagniIddio.

DAVID

Sposadell'alma mia parte migliorementre Israello a battagliar siapprestafia pur ver che a fuggir David si appresta? Mortech'è insomma?-Io vo' restar: mi uccida Saùlse il vuol; pur ch'io nemici priain copia uccida.

MICOL

Ah! tu non sai: già il padre incominciò a bagnar nel sangue l'ira.Achimelèchqui ritrovatocadde vittima già del furor suo.

DAVID

Che ascolto? Ne' sacerdoti egli ha rivolto il brando? Ahi misero Saùl!ei fia

MICOL

Ben altro udrai. Crudel comando ad Abner davaei stessoil re; chese in battaglia mai tu ti mostrassiin te convertan l'armi i campionnostri.

DAVID

E Gionata mio fido il soffre?

MICOL

Oh ciel! che puote? Anch'ei lo sdegno provò del padre; e disperatocorre infra l'armi a morire. Omaiben vediqui star non puoi: cedere èforza; andarne lungi; e aspettareo che si cangi il padreo che all'etàsoggiaccia . . . Ahi padre crudo! Tu stessotula misera tua figliasforzi a bramare il fatal dì . . . Ma pureio nonon bramo il morirtuo: felice vivi; vivise il puoi; bastami solo di rimaner per sempre colmio sposo Deh! vieni or dunque; andiamo

DAVID

Oh quanto duolmi lasciar la pugna! Ignota voce io sento gridarmi incor: "Giunto è il terribil giorno ad Israèleed al suo re" .. . Potessi! . . . Ma no: qui sparso di sacri ministri fu l'innocentesangue: impuro è il campo contaminato è il suolo; orror ne sente Iddio:pugnar non può qui omai più David.- Ceder dunque per ora al timor tuoemmi mestieroed all'amor tuo scaltro.- Ma tupur cedi al mio . . . Deh!sol mi lascia . . .

MICOL

Ch'io ti lasci? Pel lemboecco ti afferro; da te mai piùnonon mistacco

DAVID

Ah! m'odi. Male agguagliar tuoi tardi passi a' miei potresti: asprisentier di sterpi e sassi convien ch'io calchi con veloci piantea pormiin salvopoiché il vuoi. Deh! come i piè tuoi mollia strazioinusitato regger potranno? Infra deserti sola ch'io ti abbandoni mai? Benvedi; tostoper tua cagionscoperto io fora: entrambi alla temuta iradel re davanti tosto or saremmo ricondotti . . . Oh cielo! solo inpensarviio fremo . . . E poniam ancoche si fuggisse; al padre egrodolente tor ti poss'io? Di guerra infra le angoscefuor di sua reggia eista: dolcezza alcuna pur gli fa d'uopo al mesto antico. Ah! resta al suopiantoal doloreal furor suo. Tu sola il plachi; e tu lo servie iltieni tu sola in vita. Ei mi vuol spento; io 'l voglio salvofeliceevincitor: . . . matremo oggi per lui.-Tupria che sposafiglia eriné amarmi oltre il dover ti lice. Pur ch'io scampi; che brami altro perora? Non t'involare al già abbastanza afflitto misero padre. Appenagiunto in salvoio ten farò volar l'avviso; in breve riuniremcispero.Orse mi dolga di abbandonartiil pensa . . . Eppure. . . ahi lasso! .. . come?. . .

MICOL

Ahi me lassa! . . . e ch'io ti perda ancora? . . . Ai passati travaglialla vagante vitaai periglialle solinghe grottelasciarti or soloritornare? . . . Ah! s'io teco almen fossi! . . . i mali tuoi più lievipur farei. . . dividendoli . . .

DAVID

Ten pregopel nostro amor; s'è d'uopoanco il comandoper quantoamante il possa; or non mi deine puoi seguirsenza mio danno espresso.-Mase Dio mi vuol salvoomai non debbo indugiar più: l'ora si avanza:alcuno potria da questo padiglion spiarnee maligno svelarci. A palmo apalmo questi monti conosco; a ogni uom sottrarmi son certo.-Ordeh!l'ultimo amplesso or dammi. Dio teco resti; e turimani al padrefin cheal tuo sposo ti raggiunga il cielo

MICOL

L'ultimo amplesso? . . . E ch'io non muoia? . . . Il core strappar misento . . .

DAVID

. . .Ed io? . . . Ma. . . frena . . . il pianto . . .- Orl'ali alpièpossente Iddiom'impenna.

ATTO QUINTO Scena seconda

 

MICOL

. . . Ei fugge? . . . oh cielo! . . . Il seguirò . . . Maqualiferree catene paion rattenermi? . . . Seguir nol posso.-Ei mi s'invola! .. . Appena mi reggo. . . non ch'io 'l segua . . . Un'altra volta perdutoio l'ho! Chi saquando il vedrai? Misera donna! e sposa sei? . . . furnozze le tue? . . .-Nono; del crudo padre al fianco più non rimango. Iovo' seguirtio sposo . . .- Purse il seguolo uccido; è verpurtroppo! Come nasconder la mia lenta tracciasu l'orme sue veloci? . ..-Madal campo qual odo io suonche d'armi par? . . . Ben odo . . . eicresce; e sordamente anco di trombe è misto . . .E un correr di destrieriOh cielo! Che fia? . . . La pugna anzi al tornar del giornonon l'intimòSaùl. Chi sa? . . . I fratelli . . . il mio Gionata . . . Oimè! . . .forse in periglio . . .- Mapiantoed urlie gemiti profondi dalpadiglion del padre odo inalzarsi? . . . Misero padre! . . . a lui sicorra . . . Oh vista! Ei viene; ei stesso; e in quale aspetto! . . . Ah!padre . . .

ATTO QUINTO Scena terza SAULMICOL

 

SAUL

Ombra adiratae tremendadeh! cessa: lasciamideh! . . . Vedi: a'tuoi piè mi prostro . . . Ahi! dove fuggo? . . .-ove mi ascondo? O feraombra terribilplacati Ma è sorda ai miei preghi; e m'incalza? . . .Apritio terravivo m'inghiotti . . . Ah! pur che il truce sguardo nonmi saetti della orribil ombra

MICOL

Da chi fuggir? niun ti persegue. O padreme tu non vedi? me più nonconosci?

SAUL

O sommoo santo sacerdoteor vuoi ch'io qui mi arresti? o Samuèlgià vero padre miotu l'imponi? eccomi atterro al tuo sovran comando.A questo capo già di tua man tu la corona hai cinta; tu il fregiasti;ogni fregio or tu gli spoglia; calcalo or tu. Ma. . . la infuocata spadad'Iddio tremendache già già mi veggo pender sul ciglio. . . o tu cheil puoila svolgi non da menoma da' miei figli. I figlidel miofallir sono innocenti

MICOL

Oh statocui non fu il pari mai!-Dal ver disgiuntopadreè il tuosguardo: a me ti volgi

SAUL

Oh gioia! Pace hai sul volto? O fero veglioalquanto miei preghiaccetti? io da' tuoi piè non sorgose tu i miei figli alla crudelvendetta pria non togli.-Che parli? . . . Oh voce! "T'era David purfiglio; e il perseguistie morto pur lo volevi". Oh! che mi apponi?. . . Arresta. Sospendi ordeh! Davidde ov'è? si cerchi: ei rieda; aposta sua mi uccidae regni: sol che a' miei figli usi pietadeei regni. . .- Mainesorabil stai? Di sangue hai l'occhio; foco il brando e laman; dalle ampie nari torbida fiamma spirie in me l'avventi Già toccom'ha; già m'arde: ahi! dove fuggo? per questa parte io scamperò.

MICOL

Né fiach'io rattener ti possané ritrarti al vero? Ah! m'odi: orsei

SAUL

Ma no; che il passo di là mi serra un gran fiume di sangue. Oh vistaatroce! sovra ambe le rivedi recenti cadaveri gran fasci ammonticatistanno: ah! tutto è morte colà: qui dunque io fuggirò . . . Che veggo?Chi sete or voi?-"D'Achimelèch siam figli. Achimelèch son io.MuoriSaullemuori".-Quai grida? Ah! lo ravviso: ei gronda difresco sanguee il mio sangue ei si beve. Ma chi da tergooh! chi pelcrin mi afferra? TuSamuèl?-Che disse? che in brev'ora seco tuttisaremo? Io soloio solo teco sarò; ma i figli . . .-Ove son io?- Tuttespariro ad un istante l'ombre. Che dissi? Ove son io? Che fo? Chi sei?Qual fragor odo? ah! di battaglia parmi: pur non aggiorna ancor: sìdibattaglia fragore egli è. L'elmolo scudol'astatosto or viami sirechi: or tosto l'arme l'arme del re. Morir vogl'ioma in campo.

MICOL

Padreche fai? Ti acqueta . . . Alla tua figlia

SAUL

L'armi vogl'io; che figlia? Ormi obbedisci. L'astal'elmolo scudo;ecco i miei figli.

MICOL

Io non ti lascioah! no . . .

SAUL

Squillan più forte le trombe? Ivi si vada: a me il mio brando bastasolo.-Tuscostatimi lascia; obbedisci. Là corro: ivi si alberga mortech'io cerco.

ATTO QUINTO Scena quarta SAULMICOLABNERcon pochi soldatifuggitivi

 

ABNER

Oh re infelice! . . . Or dovedeh! dove corri? Orribil notte èquesta.

SAUL

Maperché la battaglia?

ABNER

Di repenteil nemico ci assale: appien sconfitti siam noi

SAUL

Sconfitti? E tu fellontu vivi?

ABNER

Io? per salvarti vivo. Or or qui forse Filiste inonda: il fero impetoprimo forza è schivare: aggiornerà frattanto. Te più all'erta quassùfra i pochi mieitrarrò. . .

SAUL

Ch'io vivaove il mio popol cade?

MICOL

Deh! vieni . . . Oimè! cresce il fragor: s'inoltra . . .

SAUL

Gionata. . . e i figli miei. . . fuggono anch'essi? mi abbandonano?. . .

ABNER

Oh cielo! . . . I figli tuoi. . . nonon fuggiro . . . Ahi miseri!

SAUL

T'intendo: morti or cadono tutti

MICOL

Oimè! . . . I fratelli? . . .

ABNER

Ah! più figli non hai.

SAUL

-Ch'altro mi avanza? Tu sola omaima non a merimani.- Io da grantempo in cor già tutto ho fermo: e giunta è l'ora.-Abnerl'estremo èquesto de' miei comandi. Or la mia figlia scorgi in securtà.

MICOL

Nopadre; a te dintorno mi avvinghierò: contro a donzella il ferronon vibrerà il nemico.

SAUL

Oh figlia! . . . Ortaci: non farch'io pianga. Vinto re non piange.Abnersalvalava': mase pur mai ella cadesse infra nemiche manideh!non dirnoche di Saulle è figlia; tosto di' lorch'ella è di Davidsposa; rispetteranla. Va'; vola

ABNER

S'io nulla valgofia salvail giuro; ma ad un tempo te pur

MICOL

Deh! . . . padre . . . Io non ti vo'non voglio lasciarti.

SAUL

Io voglio: e ancora il re son io. Ma già si appressan l'armi: Abnerdeh! vola: tecoanco a forzas'è mestierla traggi.

MICOL

Padre! . . . e per sempre? . . .

ATTO QUINTO Scena quinta

 

SAUL

Oh figli miei! . . .-Fui padre.- Eccoti soloo re ;non ti resta deitanti amicio servi tuoi.--Sei pagad'inesorabil Dio terribil ira?- Matu mi restio brando: all'ultim'uopofido ministroor vieni.-Ecco giàgli urli dell'insolente vincitor: sul ciglio già lor fiaccole ardentibalenarmi veggoe le spade a mille . . .-Empia Filisteme troveraimaalmen da requi 1. . . morto.